Viviamo ad oggi in una epoca nella quale per fortuna la grande ricerca medica e scientifica ha potuto portare l’umanità sul sentiero del grande sviluppo medico e clinico di cui oggi milioni di persone in tutto il mondo beneficiano.
Grazie allo studio ed alla sperimentazione medico scientifica oggi abbiano la cura per tante malattie, e laddove non esistano rimedi univoci, o vaccini o terapie universalmente condivise, le sperimentazioni proseguono e ci inducono comunque ad essere ottimisti. Vi è poi una branchia nella quale lo sviluppo farmacologico ha fatto nei decenni passi da gigante.
E’ quella relativa ai sonniferi. Ma che cosa sono i sonniferi, e come funzionano e come agiscono sul nostro corpo? Cosa vanno a curare esattamente? E cosa possiamo dire sugli effetti collaterali e sui benefici?
Ecco una serie di chiarimenti, spiegazioni e informazioni al riguardo.
Sonniferi, insonnia: cosa sono, come funzionano
Il sonnifero è un farmaco induttivo che è in grado di regolare i cicli del sonno di un paziente in cui sia stata in precedenza individuata una chiara forma di insonnia o di disturbo del sonno che non sia stato possibile curare e deprimere, per così dire, con altre forme terapeutiche.
Sappiamo che intorno al sonnifero nel passato è stato detto di tutto: che era una droga, che era nocivo, deleterio per la salute, che avrebbe alterato in modo irrimediabile tutta la nostra psiche e natura fisica, e via discorrendo. Si pensava in modo scorretto e anomalo che i sonniferi fossero solo adibiti a casi di quadri psicofisici e clinici in qualche modo irrimediabili. In poche parole, si pensava che questi farmaci fossero solo per gravi disturbi o malattie.
Non è così. Anzi, potremmo dire che
oggi la stra grande maggioranza della popolazione mondiale soffre di insonnia e che questa problematica o disturbo è una delle più diffuse al mondo, nelle sue varie forme e si concatena e incastra in quadri di disordini di natura psico fisica dovuti nella grande maggioranza a stress e ansia, e solo in misura minore a gravi patologie.
In poche parole, possiamo dire che, poi, anche il pericolo della nocività del sonnifero è un falso mito, perchè proprio grazie alla grande evoluzione medica, clinica e sperimentale, oggi abbiamo tra le mani farmaci di assoluta affidabilità, efficacia, e sicurezza.
E’ tuttavia bene andare a capire meglio il funzionamento, le dinamiche per arrivare ad usarlo e quali possono essere comunque gli effetti indesiderati che un sonnifero può ad ogni modo produrre.
Come opera il sonnifero e i suoi benefici
Esistono dei cosiddetti ricettori del sonno, come i DABA, la cui funzione, all’interno del complesso e affascinante intero sistema nervoso centrale dell’essere umano, è quella di produrre la ciclicità normale e naturale, per definizione, dei percorsi di veglia e sonno dei corpi.
E’ del tutto naturale infatti, come ben sappiamo, sentire sonno la sera o, se è una abitudine, nella fascia pomeridiana: i classici sonnellini di metà pomeriggio o le lunghe dormire notturne piacevoli e beate, altro non sono che la conseguenze finale di un processo naturale che a livello chimico, neurologico e fisico viene fatto scattare dal lavoro automatico dei ricettori del sonno che, facendo scattare il segnale nel sistema nervoso centrale, lo inducono a produrre tutta una serie di sostanze che generano la sensazione di stanchezza, e inducono il sonno.
In poche parole
il corpo umano si auto regola, come si auto medica in moltissimi casi. Il nostro cervello capta la importanza e la necessità di arrivare a rigenerarsi e può riuscire a farlo solo se organizza cicli regolari di sonno che si alternano alla veglia. Durante il sonno una parte del nostro cervello continua a lavorare: ma nelle varie fasi del sonno, fino ad arrivare a quella REM, mano a mano la parte più attiva del sistema nervoso centrale e di conseguenza del corpo intero va come in stand by, pur continuando a funzionare.
Si riposa, rigenera, e si prepara al nuovo giorno.
Cosa succede se abbiamo insonnia e come operano i sonniferi
Ora immaginatevi come sarebbe la vita senza sonno: immaginatevi di alzarvi un lunedì, dopo non aver dormito la domenica, e ad affrontare le incomenze di un giorno intero. Dopo di chè, magari, la cosa ricapita martedì notte, e poi ancora mercoledì, e giovedì, e via discorrendo.
Ebbene
non solo senza dormire il corpo arriva allo sfacelo e alla morte, ma prima di giungere all’oblio, è chiaro che si passa da fasi di incredibile sofferenza da tutti i punti di vista: fisico, umorale, comportamentale, psico fisico e a livello di concentrazione, interazione e via discorrendo.
Per poter essere in grado di condurre una vita del tutto naturale, un corpo deve dormire e riposare in modo più o meno corretto. Ecco perchè, quando questo non avviene in modo naturale e le altre eventuali terapie che abbiamo provato, su consiglio del medico a mettere in atto non hanno evidentemente funzionato, allora si passa appunto al farmaco, al sonnifero.
Cosa fa il sonnifero?
In poche parole, il sonnifero si sostituisce nel lavoro che i ricettori del sonno all’interno del sistema nervoso centrale devono compiere e lo realizza al loro posto. Diffondendo la propria sostanza induttiva all’interno del corpo, il sonnifero in pratica emula e simula la produzione e il ciclo del sonno che altrimenti non arriverbbe proprio perchè vi è un black out del corretto e ordinario processo.
Da questo punto di vista appare chiaro che si tratta di un processo artificiale e induttivo. Nel corpo vengono immesse delle sostanze esterne che si associano e – o sostituiscono quelle naturali. Parliamo di sostanze psico attive che, come per gli ansiolitici e gli antidepressivi sono di per sè considerati farmaci a impatto importante.
Ecco perchè non possono essere assunti in modo autonomo, ma spetta al medico la prescrizione. Prima di arrivare alla prescrizione però bisogna fare un necessario e ragionevole e approfondito percorso medico di indagine, per capire il quadro clinico del paziente a andare a vedere se nelle eventualità il sonnifero possa avere una qualche nociva interferenza con altri medicinali che nel caso il paziente assume.
Fatto questo, occorre iniziare una terapia specifica e mirata: una corretta posologia e dei tempi ben chiari, prima di arrivare alla graduale eliminazione poi del farmaco per non creare dipendenza e assuefazione.