Quando oggi ci si avvicina ad un settore della medicina e della farmacologia così specifico, e nello stesso tempo così utile e in espansione, come quello legato all’uso dei sonniferi, è bene procedere con estrema cautela e con una serie di precise indicazioni tecniche, mediche e di ragionevole buon senso.
La prima cosa da sapere quando si parla di sonniferi è che oggi in linea generale si sta parlando di farmaci sicuri e affidabili, in grado di risolvere tutta una serie di problematiche, siano esse occasionali oppure già stabili nella vita del paziente, e con una proverbiale capacità di azzerare o diminuire al massimo gli effetti indesiderati e collaterali.
Ma c’è un aspetto da tenere a mente: non tutti i farmaci sono uguali e, soprattutto, quando si parla di sonniferi è sempre doveroso ricordare che esistono delle profonde distinzioni tra due particolari grosse branchie generali.
In particolare esistono i sonniferi naturali e i farmaci sonnifero che, ovviamente, sono creati dall’industria medica e farmacologica. La differenza tra i due, ovvio, è sostanziale. Ma andiamo con ordine.
Sonniferi naturali e farmaci, differenze, specifiche, indicazioni
Se si parla della differenza tra sonniferi naturali e i farmaci sonnifero è ovvio che si sta parlando di due binari che pur andando a voler agire sulle stesse problematiche cliniche, più o meno, si trovano a percorrere due strade del tutto differenti.
Da una parte infatti
ci si trova di fronte a dei rimedi naturalmente concepiti, per definizione: i sonniferi naturali che in genere derivano dall’uso di piante o prodotti di natura che vengono ergorati e somministrati senza alcuna particolare operazione di riproduzione con aggiunte o eccipienti, si distinguno dai farmaci sonnifero che sono invece creati in laboratorio.
Anche se spesso l’origine base dei farmaci dei sonniferi è di per sè naturale, derivando anche essi da elementi presenti in natura, la loro elaborazione e riformulazione chimica, in laboratorio, produce un prodotto che ovviamente in natura non esiste, ma che detiene delle sostanze in grado di interagire in modo artificiale nel sistema centrale del cervello per inibizioni o interazioni pensate a tavolino.
Dettagli sui farmaci per un uso a sonnifero
Gli studi portati avanti negli anni sui sonniferi a breve emivita per esempio, ovvero sia quelli concepiti per andare a produrre effetti lievi e di breve durata, hanno dimostrato che, se si assume la dose prescritta dal medico la sera prima di addormentarsi, il sonno migliora in modo significativo in termini di facilità di addormentamento, durata totale del sonno e minor numero di risvegli notturni, permettendo di alzarsi il giorno successivo riposati e in grado di affrontare tutte le comuni attività quotidiane, compresa la guida dell’automobile.
In poche parole, dunque, la verità sostanziale è questa:
mentre un sonnifero naturale ha una sua funzione generalizzata, il farmaco creato in laboratorio è invece un medicinale che a seconda della posologia garantisce una efficacia in termini di risoluzione del problema e di durata della ‘copertura’ della sua efficacia, per definizione, pensata ‘a tavolino’.
Consigli per un uso corretto
In poche parole, la somministrazione clinica di un farmaco con base sonnifero ha prodotto negli anni una crescita di uso e riscontrato un evidente successo, specialmente per quanto riguarda i sonniferi basati da un profilo rischio e beneficio molto vantaggioso.
L’obiettivo della scienza medica, una volta messo mano sulla efficacia degli eccipienti che ci sono dietro ai farmaci, è di ridurre al minimo i rischi di una produzione di effetti collaterali.
In sintesi però possiamo dire che
non è in linea generale possibile dire che perfino il miglior farmaco contro l’insonnia possa determinare alcuni effetti collaterali, e che anzi il paziente, una volta avuto un inizio di percorso terapeutico con il proprio medico, è tenuto a conoscere davvero bene per trarre i massimi benefici dalla sua somministrazione.
I due principali problemi che possono insergere e associati all’uso dei sonniferi sono l’assuefazione (o tolleranza) e la dipendenza.
Assuefazione e dipendenza: cosa sono, come si manifestano
L’assuefazione è quel problema legato ad un uso smodato, o troppo prolungato del sonnifero e in linea generale, di qualunque tipo di farmaco che si possa andare ad usare.
Infatti
con il protrarsi del periodo di assunzione, alla fine sia un sonnifero che un qualunque altro tipo di farmaco può produrre appunto la assuefazione, vale a dire l’azione terapeutica si riduca in modo a poco a poco progressivo, fino a diventare in poche parole non più efficace, e irrilevante a lungo termine, a meno che non si finisca per aumentare periodicamente le dosi del farmaco.
A questo si lega la seconda principale problematica che è relativa alla dipendenza.
La dipendenza può creare qualche guaio di troppo quando si decide di interrompere il trattamento dopo alcune settimane o mesi di uso continuativo, producendo quel fenomeno chiamato rebound e basato da un brusco, ma significativo, aumento dell’ansia. Non solo.
Alla dipendenza sono associate alcune problematiche che rientrano in modo evidente nella relativa gamma degli effetti indesiderati come possono essere per esempio l’agitazione e il ritorno di nuovi picchi dell’insonnia e la comparsa di tremori, tachicardia e disturbi gastrici.
Siccome si tratta tuttavia di una gamma molto vasta e di una variabilità di aspetti e di peculiarità specifiche, è bene dire che in ogni circostanza, il caso specifico può fare, e fa, a tutti gli effetti, la differenza. in poche parole, quando si è soliti rientrare in una terapia farmacologica relativa agli utilizzi di un sonnifero vi è sempre una certa piccola percentuale di rischio circa il pervenire a situazioni di assuefazione, astinenza e dipendenza.
Essendo sostanze, nei fatti, artificiose che alterano percorsi naturali altrimenti, in assenza di disturbi riscontrati dai medici, non necessitanti di alcuna terapia farmacologica, i sonniferi possono sempre produrre delle interazioni a rischio per i soggetti. Ecco perchè una fase di sospensione e di continua rivalutazione del percorso medico è sempre necessaria. Ed ecco perchè, in poche parole, laddove possibile, partire sempre da sonniferi naturali è sempre un buon iniziale viatico.
Livelli di assuefazione e di astinenza
Il livello, sia dell’assuefazione sia dell’astinenza, dopo sospensione è sempre dunque legato alla durata del periodo di assunzione, ma non solo: si connette in modo esponenziale anche alla potenza intrinseca dello specifico sonnifero e alle dosi assunte, nonché alla sensibilità individuale nei confronti del medicinale.
In poche parole cioè possiamo dire che
in relazione alla assuefazione, ad ogni buon conto, va detto che i dati più recenti ottenuti su alcuni sonniferi sembrano annullare un po’ i timori in merito. In effetti, in linea generale, però per evitare di andare incontro ad una assuefazione e una dipendenza è sempre consigliato un tipo di procedura. Quale?
Quello di assumere i sonniferi per brevi periodi , vale a dire non più di 2-4 settimane o magari al bisogno. Questa strategia consente in ogni caso al medico e al paziente di tenere sotto controllo in modo efficace l’insonnia occasionale o anche quella ricorrente, gli episodi di ansia di breve durata e le sindromi dolorose associate a spasmi muscolari. Inoltre, un particolare percorso terapeutico di 3-4 settimane con alcuni sonniferi consente di offrire un sollievo immediato e sicuro ai pazienti affetti da disturbi d’ansia e anche da depressione, in attesa che inizino a fare effetto i farmaci anti depressivi, che dovranno poi essere assunti a lungo termine.
Per evitare i rischi del famoso esempio di rebound e astinenza, il trattamento farmacologico contro l’insonnia
va in ogni caso sospeso in modo graduale, con riduzione progressiva del dosaggio. Tanto il trattamento quanto la sua sospensione vanno comunque sia messe in piedi sotto controllo medico, assumendo ogni giorno, con precisione, la quantità di farmaco prescritta all’orario indicato. Infatti come si capisce, andare ad aumentare le dosi non migliora gli effetti terapeutici ed espone al rischio al paziente di tossicità da sovra dosaggio.
In linea di principio, i sonniferi interagiscono in modo lieve con altri farmaci, risultando quindi molto efficaci anche in pazienti che stanno assumendo medicinali diversi per la cura di patologie contemporanee.
Precauzioni nell’uso dei farmaci
Ad ogni modo, dunque, serve comunque cautela. Il punto è questo: se usati in modo corretto, sotto controllo medico, i farmaci in modalità di sonnifero non creano grossi problemi.
In primis, ovvio, devono essere usati da persone adulte prive di diverse patologie evidenti e o in evidente contrasto con i farmaci del caso, e che non stanno assumendo terapie farmacologiche interferenti: detto questo infatti la maggior parte dei sonniferi sono farmaci efficaci, sicuri e tollerati. Resta ben inteso ad ogni buon conto che, in realtà, alcune categorie di persone dovrebbero evitarne l’assunzione o prenderle soltanto se il medico lo ritiene assolutamente necessario.
In dettaglio, i sonniferi non devono essere assunti durante la gravidanza poiché diversi studi hanno indicato una possibile azione sfavorevole sul feto in via di formazione (1° trimestre) e sulle ultime fasi della sua crescita (2°-3° trimestre). Anche dopo il parto, se si opta per l’allattamento al seno, serve cautela poiché i sonniferi assunti dalla mamma possono passare nel latte.