Sempre più persone in tutto il mondo e in tutte le differenti fasce di età, reddito e cultura, stanno iniziando o hanno già da tempo iniziato ad avere problemi di insonnia.
Che cosa è l’insonnia? Come ben tutti sappiamo, chiaramente, si parla di insonnia quando si fa fatica a dormire oppure quando semplicemente non si dorme affatto.
Ma in linea generale, quando si ha a che fare con il sonno e le sue problematiche, il termine insonnia non è sempre sufficiente a definirle tutte e a catalogarle: si è più pronti, in un fronte di analisi e semplificazione non solo accademica, a riunire un pò tutti questi problemi nella definizione disturbi del sonno.
Disturbi del sonno e pillole per sonniferi in pastiglie
E’ davvero indubbio che quando si citano i disturbi del sonno si riesca a metter dentro in un unico grande calderone una copiosa quantità di casi e situazioni problematiche.
Per esempio
tra i disturbi del sonno, la stessa insonnia per come noi la intendiamo a grandi linee generali, è soltanto una delle situazioni da riscontrare. Si parla ad esempio di disturbo del sonno cronico se la persona ne è affetta praticamente da sempre, o ciclico se questa situazione si ripresenta ad intervalli più o meno regolari di tempo o stagioni, ad esempio.
Un ulteriore disturbo del sonno è quello relativo alla fatica ad addormentarsi temporanea, transitoria, o occasionale e in alcuni casi a questa può sommarsi il brusco risveglio. Si tende a definire due grosse branchie attorno alle quali l’uso delle pastiglie per dormire si è dato parecchio da fare.
Da un lato abbiamo i
disturbi del sonno su un piano qualitativo. Vale a dire quando, in poche parole, ci si riesce ad addormentare, e magari anche a lungo, ma questo sonno è interrotto, spezzato, infastidito e turbato da qualcosa. Oppure vi è il problema quantitativo, nel senso che non si riesce a dormire abbastanza, e comunque troppo poco.
Queste situazioni finiscono per andare a inficiare tutta la vita sociale e personale e lavorativa o scolastica delle persone. Sono milioni i cittadini che oggi soffrono d’insonnia cronica, ad esempio, mentre crescono sempre di più in modo esponenziali quelli con insonnia transitoria.
Alcuni sondaggi hanno mostrato come 4 cittadini su 10 hanno difficoltà ad addormentarsi, 3 invece patiscono diversi risvegli durante la notte, e 2 aprono gli occhi ben prima della sveglia.
Ecco che per tutte queste persone l’ansiolitico è diventato per certi versi una scelta obbligata. Per tutte queste persone i sonniferi in pastiglie sono diventati compagni di vita.
Ma cosa fanno i sonniferi in pastiglie esattamente?
sonniferi in pastiglie e novità su azione e interventi
I sonniferi in pastiglie sono diversi, molti dei quali anche direttamente concorrenti. Tra le ultime novità nel campo della farmacologia del settore vi sono delle pastiglie il cui meccanismo d’azione permette conciliando il riposo, di contrastare l’azione di due neuro mediatori (orexina e istamina) che sono i cosiddetti attivatori della veglia.
Sono una novità perchè a differenza degli altri farmaci sonniferi in pastiglie che, non hanno azione sedativa, riducono gli effetti collaterali sulla memoria e favoriscono i ritmi fisiologici del sonno.
Differenze tra sonniferi in pastiglia
Insomma, stiamo parlando di sonniferi che agiscono un po’ più naturalmente e che impediscono al corpo di andare, molto spesso, incontro a effetti indesiderati.
In linea di massima, comunque, oggi chi ha davvero delle difficoltà ad addormentarsi o soffre di sonno disturbato, sono indicate alcune soluzioni in pastiglia come
le benzodiazepine e i cosiddetti Z farmaci, senza entrare nel merito dei singoli prodotti. Si tratta di prodotti farmacologici con natura sedativa che contengono come un principio attivo in grado di agire su particolari recettori, i Gaba, presenti nel sistema nervoso centrale, che sono responsabili del ciclo del sonno e del riposo.
In poche parole queste pastiglie riducono l’eccitabilità dei neuroni ed esercitano un’azione tranquillante e ipnotica sul corpo del paziente.
Sonniferi in pastiglie, come prenderli: posologia
Come chiariscono i principali medici specialisti del settore, questi sonniferi in pastiglie vanno assunti mezz’ora prima di andare a dormire: la loro presenza nel sangue si riduce nel giro di 4-5 ore e al mattino non lasciano sonnolenza o senso di confusione, che possono rallentare le attività quotidiane.
Quanto ai tempi di cura va detto che, di base e di principio, devono essere usati sotto controllo medico per non più di 2-3 settimane e a basso dosaggio.
Vi sono poi delle strade a corollario. Alcuni medici suggeriscono anche di eseguire una polisonnografia, un esame notturno che viene fatto nei centri di medicina del sonno e che permette di capire se l’insonnia è provocata da cause particolari che non rispondono ai sonniferi.
In più si può sempre ricorrere ad alcune soluzioni come la melatonina. Più di essere vista come un ipnotico, la melatonina è vista come una sostanza ipno-favorente che produce un rilassamento generale e, di fatto, favorisce il riposo.
Molto spesso è suggerita per chi è dimostrato che soffra di sindrome da fase di sonno ritardata, cioè quelle persone, che di sera non hanno mai sonno ma al mattino fanno fatica ad alzarsi. Altri casi in cui è consigliata è la presenza di postumi da jet-lag, per sincronizzarsi con il nuovo orario e per i disturbi nella fase rem del sonno.
Ad ogni buon conto chi può prescrivere un sonnifero in pastiglie è sempre e solo il medico e deve farlo o comunque dovrebbe solo quando eventualmente altre soluzioni alternative e naturali o altri tipi di percorsi terapeutici non invasivi non hanno prodotto risultati soddisfacenti.
Da questo punto di vista, è bene dire che un medico, di norma, non dovrebbe mai partire dal presupposto che il farmaco possa risolvere tutto o che comunque lo possa prescrivere senza una attenta valutazione di fondo che deve essere fatta a monte del problema.
Il dottore a cui ci si rivolge deve conoscere lo stato di salute del paziente e saper quali sono i farmaci che usa o ha usato perchè potrebbero esserci delle ‘interferenze’ e i due medicinali potrebbero non andare d’accordo e produrre effetti indesiderati. In più, dovrebbe avviare un percorso psicologico per vedere se, e da dove, il disturbo possa avere origine.