Vi è una condizione assolutamente normale, naturale e per noi, esseri umani, assolutamente irrimandabile ed irrinunciabile, che rappresenta il nostro banco di prova per poter riaffrontare una nuova giornata con la linfa e la capacità di andare avanti: il sonno, o per meglio dire il dormire.
Rigenerarsi, recuperare energia, tonicità, riposare un adeguato numero di ore, ogni notte, non è solo un piacere ma un dovere ed una necessità fondamentale e primaria del nostro corpo.
Ma che cosa succede quando non riusciamo a farlo? Cosa accade in noi, nel nostro corpo, nella nostra psiche, quando non riusciamo a dormire?
Una sensazione di stanchezza di assale: subentra il nervosismo, il cattivo umore, la spossatezza, e ancora poi la netta incapacità di concentrarsi e di essere produttivi e ‘sul pezzo’, come si dice. Se non dormiamo, la qualità della nostra vita ne risente: a livello individuale certo, ma anche collettivo, con tutto ciò che ne deriva in termini di deterioramento delle condizioni psicofisiche e dei rapporti relazionali e sociali con gli altri ed inoltre con tutti i fattori del mondo esterno.
L’insonnia: come curarla, scelta tra farmaci naturali e sonniferi
Vi trovate, se non riuscite a dormire, nella cosiddetta fase della insonnia. Oggi con questo termine
accomuniamo un pò tutti i disturbi del sonno, nel momento in cui ci si trova a fare i conti con una perdita della capacità di addormentarsi, o nel caso in cui ci riusciamo, di mantenere il sonno per un tempo sufficiente o comunque in qualche modo adeguato alle nostre esigenze di rigenerazione e recupero dalle fatiche del giorno precedente.
Se è pur vero che un numero crescente di persone soffre di insonnia in modo lieve e finisce dunque per risolvere il problema in poco tempo ritornando allo stato attuale delle cose, in verità la percentuale di persone che inizia a patire una condizione di insonnia invasiva è in aumento.
Parliamo di persone che non sono in grado di dormire, non riescono a prendere sonno per lunghi periodi di tempo, inficiando così il loro naturale equilibrio psico fisico e andando ad alterare tutti i meccanismi di vita quotidiana e di interazione da questo punto di vista.
Che cosa si può fare quando succede questo? Bisogna, ovviamente, porre rimedio e il modo corretto per farlo è solo e unicamente quello di rivolgersi al medico.
Consulta medica, valutazione percorso, farmaci naturali e sonniferi
Quando il medico a cui ci siamo rivolti intuisce che per risolvere il problema con la nostra insonnia è necessario un intervento di natura farmacologica il suo principale e iniziale tentativo deve essere, in modo coscienzioso, quello di rivolgersi al paziente nel proporgli una terapia naturale.
Di norma
solo dopo una accurata valutazione clinica si passa a farmaci importanti come i sonniferi ed in una prima fase embrionale della risoluzione del problema con la insonnia bisogna dunque tentare un approccio più soft con, magari, la somministrazione di farmaci e prodotti naturali.
Ce ne sono di molti, dai fiori di bach alla valeriana, che è molto usata ed apprezzata da diversi specialisti e sembra avere buoni numeri in termini di risoluzione per molti casi: oppure la camomilla, rimedio naturale e calmante per definizione.
Molti i casi poi, in cui si applica della melatonina, che è una sostanza del resto già nota al nostro corpo grazie all’apporto di sole ed alcuni elementi della dieta alimentare: capsule di melatonina possono aiutare a rigenerare i ritmi ciclo sonno in modo abbastanza interessante e funzionale.
Ma che cosa succede quando i farmaci naturali non bastano? E’ proprio in questo contesto che si può e in alcuni casi deve passare ai sonniferi.
Quali sono i sonniferi migliori
Quali possono essere dunque i principali e più funzionali sonniferi che possiamo assumere? Partendo dal presupposto che la scelta non dipende da noi pazienti ma per appunto dal medico a cui ci siamo rivolti per risolvere il nostro problema con la insonnia, possiamo dire che
esistono delle macro categorie di sonniferi che fanno riferimento a terapie ormai universalmente accettate come funzionali e sicure. In passato, e in parte ancora oggi, era diffuso l’uso dei vari barbiturici che pur realizzando una efficace iniziativa neuro-attiva per poter rigenerare i cicli del sonno, tuttavia in taluni casi aveva fatto riscontrare situazioni di effetti collaterali su cui vi era da discutere e lavorare.
A questo punto della evoluzione medica e di ricerca i barbiturici sono stati soppiantati dalla popolarità e dalla efficacia delle benzodiazepine. Cosa sono?
Semplice: si tratta di sostanza psico – attive che in poche parole realizzano una simulazione di alcune tipiche funzionalità di taluni recettori del sonno come i DABA, che sono riferiti a complessi e profondi processi relativi alla generazione di meccanismi di addormentamento tramite una connessione diretta con il nostro sistema nervoso centrale.
In poche parole queste sostanze vanno ad emulare il lavoro di questi recettori che per qualche ragione, sia essa psicologica, fisica, di stress o ansia o patologica, non riescono a fare il loro lavoro e ad indurre nel nostro sistema nervoso centrale il segnale del rilassamento psico fisico da cui deriva il sonno.
Accanto a questi particolari farmaci poi troviamo anche i farmaci Z che in poche parole hanno una efficacia e un processo di interazione molto simile a quello delle benzodiazepine ma, in alcuni casi, con un impatto a livello di rischi di effetti indesiderati minore.
Esistono anche poi i farmaci similari, come le simil benzodiazepine, o quelli che hanno alla base la stessa eccipienza, per così dire, ma ad ogni buon conto appartiene sempre al medico la necessità di individuare il farmaco più adatto per quella particolare situazione.
Va infatti detto, a chiarezza estrema, che non è pensabile di poter scegliere un sonnifero e prescriverlo e dunque farlo assumere in modo indiscriminato a qualunque paziente ci si trovi di fronte.
Infatti ogni soggetto è a sè, per definizione è soggettivo e la ragione o la gravità della sua insonnia, oltre che essere personale e specifica, possono portare ad una valutazione in base alla quale alcuni determinati farmaci sono da sconsigliare per via del quadro completo dentro cui è ‘inquadrato’, appunto, sul piano clinico, quel paziente.
Non solo a livello di possibili interazioni con altri farmaci o di pregresse situazioni di patologia, ma perchè anche le conseguenze degli effetti indesiderati sono, ovviamente, soggettive.