Quando si parla di sonniferi, in linea di principio, in una grossa fetta di utenti e pazienti scatta sempre una sorta di allarme, in qualche modo preventivo, che induce quanto meno alla riflessione: saranno davvero utili? Non è che i sonniferi sono dannosi?
La domanda è atavica, e in buona sostanza esiste fin da quando esiste la pratica di somministrare sonniferi per la cura dei disturbi del sonno. Dal punto di vista medico, clinico, scientifico, c’è da dire che in effetti in questa nostra attuale epoca i progressi della ricerca hanno fatto sì da mettere in commercio dei farmaci sempre più sicuri ed efficaci, capaci di coprire e curare la maggior parte dei casi e di ridurre al minimo gli effetti collaterali.
Ma va anche detto che come tutti i farmaci, anche i sonniferi non sono immuni a possibili complicazioni o a effetti indesiderati, e ancora di più è il rischio se si pensa che vanno ad agire in un ambito clinico, come quello della psiche, la cui fragilità spesso è portatrice di diversi aspetti conseguenziali come stress o ansia, che a loro volta invece in molti casi possono generare insonnia.
Andiamo pertanto a vedere nel dettaglio, quali sono i principali sonniferi e se sono dannosi.
Analisi dei sonniferi
Prima di ogni altra cosa, dobbiamo dire in cima a tutti i discorsi che i sonniferi vengono prescritti solo ed esclusivamente da un medico e che ci si trova a doverli assumere, nel caso, solo dopo un lungo ed accurato processo di anamnesi medica che abbia, in teoria, escluso l’uso proficuo di altre soluzioni come possono essere i sonniferi naturali.
Prendiamo il caso di un paziente che debba necessariamente assumere i sonniferi. Abbiamo, in linea generale, tre grosse categorie principali a cui far riferimento quando si parla delle famiglie dei sonniferi. Ovvero:
i barbiturici
le benzodiazepine
i farmaci Z
Cosa sono i sonniferi
Dunque che cosa sono i sonniferi? Null’altro che sostanza psico attiva create in laboratorio e clinicamente testate che agiscono all’interno del sistema nervoso centrale andando a collaborare o in alcuni casi direttamente a sostituire il lavoro dei recettori del sonno, il cui compito appunto è, in parole povere, generare quel processo di rilassamento e torpore che segnala al corpo il momento in cui approcciarsi per il progressivo raggiungimento del sonno.
E’ chiaro che essendo sostanze esterne, artificiali e non presenti nel nostro sistema, non possono certo essere assunti a vita. Non soltanto perchè il corpo si adatterebbe e creerebbe assuefazione prima e dipendenza poi: ma perchè, come tutti i medicinali, hanno effetti collaterali e il prolungato uso può essere nocivo.
Andiamo a vedere nel dettaglio.
Effetti collaterali dei barbiturici
I Barbiturici sono oggi dei tre macro gruppi di sonniferi quelli che hanno perduto potere dal punto di vista della efficacia, a confronto con gli altri. Questo per due motivi:
oltre a avere un indice terapeutico piuttosto più basso rispetto agli altri due, i barbiturici possono provocare ad oggi significativi effetti collaterali, alcuni dei quali anche gravi.
Per tale ragione, in linea di massima, si preferisce evitare il loro uso come sonniferi, oggi, e più che altro vengono applicati per altri tipi di terapie cliniche.
Fra i principali effetti indesiderati che possono verificarsi in seguito all’utilizzo dei barbiturici, ci sono:
Confusione, in particolare nei pazienti più anziani;
Depressione respiratoria;
Eccessiva sedazione;
Diminuzione della contrattilità del muscolo cardiaco;
Atassia;
Nistagmo;
Turbe della coscienza che possono portare perfino al coma;
Tolleranza e dipendenza (sia fisica che psichica).
Benzodiazepine: effetti collaterali
Al contrario dei barbiturici, le benzodiazepine sono viste dei sonniferi abbastanza sicuri. Infatti, hanno riconosciuto un indice terapeutico parecchio elevato e una bassa tossicità. Questo significa che producono meno rischi in modo palese. Tuttavia come del resto vale in qualsiasi caso per qualunque farmaco del genere, anche questi principi attivi possono generare effetti negativi. Fra questi, ricordiamo:
Sintomi paradosso (come ansia, agitazione, irrequietezza, deliri, aggressività, psicosi);
Depressione;
Amnesia anterograda;
Eccessiva sedazione;
Sonnolenza diurna;
Atassia;
Dipendenza fisica e psichica;
Tolleranza.
Farmaci Z, Effetti collaterali
Ci sono poi questi particolari gruppi di medicinali: se paragonati alle benzodiazepine, i farmaci Z appaiono come medicinali in grado di avere un minor potere d’indurre dipendenza fisica e psichica. Nonostante questo, come ogni sonnifero, tale effetto indesiderato può del resto manifestarsi, specie se in caso di sovra dosaggio.
Altri effetti collaterali che possono insorgere in seguito gli usi di questi farmaci, sono:
Sintomi paradosso (come agitazione, irrequietezza, aggravamento dell’insonnia, allucinazioni, incubi, aggressività);
Insonnia da rimbalzo;
Amnesia anterograda;
Sonnambulismo;
Mal di testa;
Capogiri.
Indicazioni mediche e valutazioni di fondo
Dunque, abbiamo visto che la nocività dei sonniferi è legata alla loro stessa natura psico attiva, e del resto, se andiamo a fare una analisi molto più ampia del tema ‘farmaco’, certo ci renderemmo conto che una stra grande maggioranza di medicine che siamo soliti assumere, a loro volta, creano possibili effetti indesiderati o dipendenza o disturbi collaterali.
A maggior ragione questo deve valere come indicazione di fondo per chi sta per iniziare una terapia anti insonnia. Vale a dire, al di là delle indicazioni del medico, è nella coscienza del paziente quella di seguire alla lettera e in modo rigoroso e scrupoloso le indicazioni di questo.
Che, poi, in particolare, devono fare riferimento a tre particolari indicazioni di fondo: la posologia, i tempi di terapia e una corretta anamnesi di fondo.
In questo primo caso
naturalmente come si evince il medico deve arrivare a realizzare una diagnosi del quadro clinico del paziente in condizioni tali da poter comprendere quali siano i rischi maggiori: deve conoscere bene quali sono le eventuali patologie del paziente e quali farmaci assume per evitare rischi di interazione, e provare anche a suggerire percorsi diversi come quelli dei farmaci naturali o percorsi di psicoterapia.
Nel caso invece dei tempi di terapia e della posologia, ovviamente i medici hanno a disposizione dei prontuari e delle linee guida generali che sono state studiate e testate per avere il minimo impatto sul paziente e il maggior effetto in termini di guarigione.
Tuttavia come si capisce bene non ci si può affidare solo ed esclusivamente a indicazioni di fondo, tabelle o altro, dal momento che ogni singolo paziente è soggetto ed un caso a sè, e somministrazioni e tempi di scalaggio vanno sempre studiati caso per caso.