Se allo stato attuale delle cose la medicina relativa alla cura dei vari tipi di disturbi del sonno ha fatto così tanti passi in avanti verso un uso più copioso e, nello stesso tempo, coscienzioso e sicuro, la risposta è per lo più insita nello stesso concetto di fondo che si evince da quanto appena detto.
Ovvero sia che, a tutti i livelli, oggi possiamo più che mai dire che i farmaci sonniferi sono dei medicinali non solo assolutamente sicuri per la salute delle persone, ma molto, molto efficaci dal punto di vista clinico: stiamo parlando di medicine che rientrano in una particolare categoria di uso e di prescrizione, di analisi e di strutturazione tale che, in effetti, per loro stessa natura, devono andare ad incidere e ad influenzare alcune situazioni del quadro clinico del paziente.
Quello che fanno è alterarle e per un semplice motivo: non per produrre uno stato alternativo e surrogato di realtà, ma per correggere tutte quelle imperfezioni, disfunsioni e problematiche che fanno per appunto riferimento al ciclo del sonno e che, per definizione, appunto, creano la tipica insonnia.
Di fronte in effetti ad un soggetto che non ha problemi strutturali o comunque sia non rapidamente risolvibili di sonno, in verità, non vi sarà mai alcun medico pronto a prescrivere farmaci sonniferi: di contro, quando si parla di stati di sonno alterati per via di una problematica che fa riferimento proprio al soggetto specifico, allora ecco che questa stessa persona finisce per avere la necessità di ricorrere alla cura farmacologica.
I farmaci sonniferi: quali sono i più efficaci
E’ piuttosto chiaro poter dire fin da subito come la prescrizione medica di un farmaco sonnifero non viene fatta dalla sera alla mattima e senza alcune cognizione di causa. Prima di tutto, infatti
la persona che può avere la facoltà o meno di ricettare il farmaco sonnifero non è soltanto un medico ed un professionista, ma specializzato nel campo e dunque conosce a perfezione quelle che sono le nature, le possibili interazioni, le possibilità di rischio e le conseguenze in positivo, in un connubio di equilibrio tra effetti desiderati ed effetti indesiderati che il singolo farmaco sonnifero va a produrre o potrebbe generare.
In aggiunta a tutto questo poi va detto a chiare lettere come, in verità, l’uso del farmaco, in linea generale, è anche l’ultima soluzione che il medico di principio va a pensare di adottare.
Come detto la prescrizione viene dalla decisione di un professionista che sa cosa può produrre un farmaco. La prima cosa che fa un medico è studiare il quadro attorno al quale e dentro al quale si costruisce la vita del singolo paziente, dal momento che ogni singolo paziente è un mondo a parte.
E’ possibile, in effetti, non arrivare al ricorso dei farmaci sonniferi, e non perchè siano pericolosi o nocivi ma perchè il loro lavoro di interazione con i ricettori responsabili della produzione del sonno, alla fine, possono essere sostituiti da altri tipi di percorsi terapeutici.
Farmaci sonniferi, vita regolare, analisi del paziente
Alla luce, infatti, di quel che di solito può emergere da una fattiva anamnesi della intera vita quotidiana del paziente, possiamo dire con una certa convinzione che più di qualche volta una semplice correzione degli stili di vita può essere un forte supporto verso un ritorno alla normalità del sonno.
Spesso le persone sono preda di ansia e di stress e finiscono con assumere ritmi di vita e di presunzione di invincibilità che finiscono per disturbare la regolarità del corpo. Il cervello risponde ai troppi solleciti o alla eccessiva situazione di ansia e di stress con una progressiva lontananza da un ciclo regolare del sonno.
Delle volte, in effetti, è possibile trovare nelle abitudini alimentari del paziente il tipo particolare di elemento caratterizzante, oppure nei vizi di quel paziente, dal fumo all’uso di alcool o magari di sostanze stupefacenti, il vero nodo principale del problema.
Spesso poi chi finisce per soffrire di insonnia è una persona con una certa tendenza, se non a disturbi della personalità più accentuati, a soffrire di situazioni di ansia e stress, o da sovraccarichi emotivi, da eccessivi sbalzi di umore e da tutta una serie di piccole o grandi problematiche di gestione dei sentimenti, delle emozioni e delle situazioni tali da poter portare, nel medio o lungo periodo, a delle patologie.
Ecco perchè, accanto alla scelta di un percorso farmaceutico, è anche spesso se non nella maggioranza dei casi sempre e comunque consigliato il passaggio ad un percorso terapeutico di tipo psicologico, o magari psichiatrico, per poter andare a fondo, scavando, sulla interiorità magari ferita del paziente.
Accanto a questo, poi, si possono aggiungere e sommare terapie di sonniferi naturali o per appunto i farmaci sonniferi.
Tipi principali di farmaci sonniferi
Accanto alla tradizione che porta in diversi casi all’uso dei barbiturici che però stanno progressivamente perdendo il loro principale impatto nella utilizzazione attuale, molto noti sono gli usi delle benzodiazepine.
Le benzodiazepine (o BZD) sono a tutti gli effetti oggi i più apprezzati e noti e principali farmaci sonniferi utilizzati nel trattamento dell’insonnia a breve termine, ma non soltanto per questo: si parla di un tipo di farmaco capace di andare a creare una interazione profonda, duratura e funzionale, anche per tanti altri disturbi.
Infatti, così come avviene per esempio con i classici barbiturici, anche le benzodiazepine sono indicate per via delle loro vaste proprietà ansiolitiche, anti convulsivanti e anche mio rilassanti per tutti quei casi che, in linea generale, hanno a che vedere con manifeste problematiche di ansia, stress, erronea gestione delle emotività, o anche problematiche più specifiche come quelle che generano convulsioni, per appunto.
Fra le più note tipologie di benzodiazepine a essere ricordate come sonniferi, il diazepam (Valium e Ansiolin), il lorazepam (Tavor), il flurazepam (Felison) e il bromazepam (Lexotan e Compendium i più noti).
Le benzodiazepine come direbbero i principali esperti del settore sono dei farmaci in grado di esercitare la loro attività di sonniferi tramite un meccanismo d’azione molto paragonabile a quello esercitato dai barbiturici.
Come questi, infatti, anche le benzodiazepine creano un collegamento con i recettori GABA-A in modo tale da aumentarne la sua efficacia, così da indurre il sonno attraverso l’aumento della trasmissione nel sistema centrale.
