Ricorrere ai sonniferi è un’abitudine ormai sempre più diffusa. Quando si hanno difficoltà ad addormentarsi o ci si sveglia nel cuore della notte senza riuscire più a dormire, alzarsi riposati e pronti ad affrontare gli impegni della giornata diventa molto difficile. I problemi di insonnia possono manifestarsi in vari modi e possono interessare un po’ chiunque, soprattutto se si tende ad avere uno stile di vita stressante.
In situazioni di questo genere sono tante le persone che cercano un aiuto nei sonniferi, che si tratti di veri e propri farmaci oppure di sonniferi realizzati con estratti di piante e con sostanze naturali. Ma i sonniferi sono davvero utili oppure è meglio cercare di risolvere il problema in altri modi? Possono avere effetti collaterali? Meglio puntare un sonnifero naturale o su un sonnifero chimico? Bisogna sempre consultare il medico prima di iniziare un trattamento per l’insonnia?
Di seguito proveremo a rispondere a queste e a tante altre domande che potrebbero interessare chi sta prendendo o ha intenzione di prendere un sonnifero.
I motivi per cui una persona non riesce a riposare bene possono essere diversi. Come possibili cause, al primo posto ci sono lo stress e le preoccupazioni di una routine troppo piena di impegni, con tutta l’ansia e l’agitazione che ne derivano.
Ma anche in assenza di stress, spesso hanno problemi a dormire anche le persone che soffrono di particolari patologie psichiatriche (come la depressione, ad esempio).
Per finire, a provocare l’insonnia possono anche esserci delle cause di tipo organico (ovvero di tipo fisico e non psicologico).
No. Prima bisogna capire bene da cosa è causata l’insonnia ed impostare il trattamento di conseguenza. Non sempre quindi è necessario assumere un sonnifero.
Ad esempio, se si sta solo passando un periodo particolarmente stressante e si soffre di ansia, il medico potrebbe consigliare di provare prima a risolvere il problema con l’aiuto di uno psicologo, senza somministrare, almeno in prima battuta, nessun sonnifero.
Nel caso invece ci sia qualche patologia di carattere fisico a provocare l’insonnia (disfunzioni ormonali, patologie respiratorie, disturbi dolorosi di varia origine, etc.), prima di tutto bisognerà trattare nella maniera migliore possibile il problema che sta alla base. E l’insonnia migliorerà di conseguenza.
Dipende da situazione a situazione, ma in linea generale può diventare indispensabile quando l’insonnia ha un impatto molto negativo sulla vita personale e lavorativa di chi ne soffre. E quando non si riesce a risolvere il problema in altro modo.
Per i sonniferi chimici sì, è assolutamente indispensabile avere la ricetta. Trattandosi di veri e propri farmaci, infatti, possono essere assunti solo su prescrizione medica.
I sonniferi chimici più utilizzati oggi sono farmaci piuttosto sicuri, in quanto si tende a prescrivere quelli che solitamente vengono meglio tollerati e che hanno pochi effetti collaterali.
Naturalmente, la sicurezza di un sonnifero è strettamente correlata al fatto di essere assunto sotto controllo del proprio medico.
Lo si capisce da una serie di caratteristiche che emergono con chiarezza quando il farmaco viene assunto:
- Basso livello di tossicità: i farmaci migliori sono ben tollerati dall’organismo e vengono smaltiti completamente (questo significa che non sono tossici o lo sono in percentuali ininfluenti, se si rispettano le dosi prescritte)
- Efficacia: naturalmente, per essere valido, un sonnifero dev’essere in grado di conciliare il sonno e dovrebbe farlo a breve distanza dall’assunzione
- Presenza di pochi effetti indesiderati: praticamente tutti i farmaci presentano qualche effetto indesiderato, ma i sonniferi migliori hanno una composizione tale da presentarne pochi (e facilmente evitabili)
- Poche interazioni con altri farmaci: anche in questo caso, non esiste nessun quasi nessun farmaco che non interagisca in nessun modo con nessun altro farmaco. L’importante è che le possibili interazioni siano ridotte al minimo
- Mantenimento delle fasi fisiologiche del sonno: nell’esplicare la sua azione ipnotica, il sonnifero non deve però modificare quella che è la struttura e la durata naturali delle diverse fasi che si alternano durante il sonno. Inclusa la fase REM, quella in cui vengono elaborati i sogni.
I sonniferi chimici più utilizzati oggi sono i farmaci Z e le benzodiazepine.
Dipende dalla tipologia di insonnia da trattare: se si tratta di un problema lieve e passeggero, la soluzione migliore è quasi sempre un sonnifero leggero naturale. Altrimenti, se il problema persiste da tempo ed è di maggiore gravità, un sonnifero chimico è probabilmente la soluzione più indicata.
Assumendo per tanto tempo un sonnifero, può succedere che le sua efficacia terapeutica vada via via attenuandosi, in quanto l’organismo si abitua al farmaco. Di conseguenza, per ottenere l’effetto desiderato è necessario aumentare le dosi (cosa non sempre consigliabile e fattibile). Questo fenomeno viene chiamato assuefazione e può verificarsi, oltre che con i sonniferi, anche con altri farmaci.
Sì, può succedere. I sonniferi chimici sono sempre dei farmaci: per cui se non li assume in modo corretto (ad esempio se si prolunga l’assunzione oltre il dovuto) può capitare di diventare dipendenti dal farmaco.
In genere si manifesta con sintomi sia fisici (tachicardia, tremori, etc) che psicologici (senso di irrequietezza, ansia, agitazione, etc.).
L’unico modo per evitare di sviluppare dipendenza è quello di attenersi scrupolosamente alle indicazioni terapeutiche dettate dal proprio medico curante.
Per evitare un effetto collaterale come la dipendenza, infatti, è necessario:
- Assumere il sonnifero solo per un lasso di tempo limitato
- Rispettare le dosi prescritte (aumentare a propria discrezione le dosi non serve affatto a rendere il sonnifero più efficace)
- Non interrompere la terapia in modo brusco: anche per la sospensione dell’assunzione bisogna attenersi alle indicazioni del medico, che in genere prevedono una riduzione progressiva delle dosi.
Dipende anche dal sonnifero, ma solitamente il periodo di assunzione continuativa va dalle 2 alle 4 settimane. Non di più.
Oggi si tende a prescrivere soprattutto sonniferi che fanno parte della categoria dei farmaci Z oppure benzodiazepine.
Sì, sia i farmaci Z che le benzodiazepine agiscono sul funzionamento del sistema nervoso centrale, in quanto favoriscono e incrementano l’attività dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA). Si tratta di un neurotrasmettitore che favorisce il sonno poiché svolge un’azione sedativa sui neuroni con i quali stabilisce un legame.
Sì, è probabile che il medico ritenga opportuno prescrivere un sonnifero di questo genere. Premesso che ogni situazione è a sé e richiede un approfondimento specifico, in linea di massima si può dire che le benzodiazepine possono essere utili in caso di ansia e problemi di insonnia di una certa gravità: riescono infatti a svolgere un’azione sedativa e a distendere la muscolatura. E’ molto meno probabile, invece, che una benzodiazepina venga prescritta per curare un’insonnia leggera e passeggera.
Sì, possono averli se non si rispettano le dosi da assumere e la durata della terapia. In tal caso, fra gli effetti collaterali più frequenti ci sono un’eccessiva sedazione (anche se non è raro che si sviluppino sintomi completamente opposti come ansia e agitazione), nonché la tolleranza al farmaco e quindi l’instaurarsi di una dinamica di dipendenza.
Sì, il Valium è uno psicofarmaco rientrante nella categoria delle benzodiazepine (come del resto anche il lorazepam – più conosciuto come Tavor – il Roipnol e il Lexotan) e può essere impiegato per trattare stati di insonnia, specie se sono legati a problemi di ansia.
I farmaci Z si chiamano così semplicemente perché hanno tutti come iniziale del nome la Z (citiamo come esempi lo zopiclone, lo zaleplon e lo zolpidem – che tutti conoscono con il nome di Stilnox), ma all’interno di questa categoria si possono trovare psicofarmaci molto diversi a livello di formulazione chimica.
Sì, i farmaci Z sono in genere sicuri ed efficaci (sembra che il rischio di assuefazione e dipendenza sia minore rispetto alle benzodiazepine), ma la possibilità che insorgano effetti indesiderati (come ansia, agitazione, tremori, mal di testa) c’è sempre se non si rispetta la posologia indicata.
Certo. Alla luce di quanto abbiamo visto finora, non bisognerebbe mai assumere un sonnifero senza andare dal medico, a prescindere dal fatto che sia necessaria la ricetta per ottenerla.
Per non incorrere in problemi ed effetti indesiderati, infatti, è indispensabile che uno specialista valuti attentamente tutta la situazione del paziente, scelga il sonnifero per lui più adatto e imposti la terapia, esplicitando la quantità di farmaco da assumere quotidianamente, nonché la durata del trattamento.
Inoltre un sonnifero che va bene per una persona può invece essere inadatto per un’altra. Anche per questo motivo non si può decidere da soli quale sonnifero assumere, magari solo perché un amico o un conoscente si sono trovati bene con quel farmaco.
No, anche le modalità di sospensione dell’assunzione vanno sempre concordate con il medico, senza prendere nessuna iniziativa personale e senza interrompere in modo improvviso l’assunzione. Il rischio è quello di incorrere in effetti collaterali che possono paradossalmente riportare alla situazione di partenza: agitazione, irrequietezza e quindi nuove difficoltà nel riposare.
Sì, anche in questo caso è sempre meglio rivolgersi al proprio medico.
I sonniferi naturali hanno naturalmente meno controindicazioni ed effetti collaterali rispetto a quelli chimici, ma possono interagire con alcuni farmaci. Per sicurezza, quindi, è bene interpellare il medico, specie se si stanno già assumendo delle medicine.
Inoltre, anche quando di assumono dei sonniferi naturali bisogna sempre rispettare delle dosi ben precise (altrimenti possono fare male).
Sì, anche i barbiturici sono farmaci dall’effetto sedativo e ipnotico: possono quindi essere impiegati come sonniferi.
Ormai i barbiturici sono impiegati pochissimo per trattare l’insonnia in quanto, rispetto ad altre categorie di sonniferi, risultano decisamente meno sicuri.
Presentano infatti una serie di aspetti negativi:
- Diversi effetti collaterali: in particolare, i barbiturici esplicano il loro effetto calmante per parecchie ore, facendo sentire assonnati e poco concentrati anche di giorno (con tutte le conseguenze negative che questo comporta)
- Alterazione della struttura normale del sonno (nello specifico eliminano la fase REM): un buon sonnifero non dovrebbe invece intaccare quelle che sono le fisiologiche fasi del sonno
- Significativo rischio di assuefazione e dipendenza (maggiore in confronto ad altri sonniferi).
Parlando di emivita di un sonnifero si fa riferimento alla sua durata di azione: nello specifico, dopo un certo periodo di tempo la concentrazione del farmaco nel sangue diventa la metà rispetto a quella presente al momento dell’assunzione.
Questo periodo di tempo determina appunto l’emivita del sonnifero e va ad influenzare la sua durata d’azione. I sonniferi con emivita più lunga hanno effetti più a lungo termine, mentre quelli con emivita breve hanno una durata d’azione molto più limitata.
Dipende appunto dall’emivita del sonnifero. A seconda della sua lunghezza, l’effetto di un sonnifero può durare:
- 48 ore circa (emivita lunga)
- Fra 24 e 48 ore (emivita intermedia)
- Meno di 24 ore (emivita breve)
- Fra 1-7 ore (emivita brevissima).
In linea di massima quelli più adatti per l’insonnia sono i sonniferi con emivita breve/brevissima, soprattutto se il problema si manifesta con difficoltà ad addormentarsi. In questo modo l’effetto svanisce rapidamente (nel giro di una notte) e la mattina non si sentono gli strascichi del farmaco, che potrebbero interferire in modo negativo con lo svolgimento delle attività quotidiane.
Dipende però dal tipo di insonnia: quando ci si addormenta subito, ma ci si sveglia prima del tempo nel cuore della notte (anche i risvegli precoci sono un problema diffuso), sarebbe più indicato un sonnifero ad emivita intermedia.
Per sedare uno stato d’ansia serio e prolungato nel tempo, è necessario assumere un sonnifero che possa coprire e contenere i sintomi in modo continuativo. Per questo sono più appropriati dei sonniferi a lunga e media emivita.
Dipende dal tipo di degradazione della composizione chimica del sonnifero. Alcuni sonniferi, infatti, hanno una formulazione tale da essere smaltita subito dall’organismo, senza che ne resti alcuna traccia nell’organismo (al massimo ne restano tracce minime).
Alcune formulazioni e alcuni principi attivi, invece, non riescono ad essere smaltiti subito dall’organismo, ma vengono separati in molecole intermedie che possono ancora svolgere un’azione calmante e soporifera. I sonniferi che hanno un tipo di degradazione di questo genere hanno quindi effetti più prolungati nel tempo.
Dipende dal tipo di farmaco che si sta assumendo. Alcune medicine, infatti, interagiscono con il sonnifero esponendo il paziente ad un rischio maggiore di sviluppare effetti collaterali. Solo parlandone con il medico si capirà se e come si può assumere un sonnifero in presenza di una terapia farmacologica in atto.
A seconda delle situazione, il medico potrà quindi decidere di non prescrivere il sonnifero oppure di somministrarlo solo per un lasso di tempo più limitato rispetto al normale e prescrivendo come dosi quelle minime efficaci per quel tipo di sonnifero.
No, nel modo più assoluto. Se il farmaco non sortisce gli effetti sperati bisogna solo parlarne con il medico: sarà lui eventualmente a decidere se è il caso di aumentare le quantità da assumere. Innalzando le dosi, infatti, c’è il rischio che il farmaco possa diventare tossico per l’organismo o che si sviluppino spiacevoli effetti collaterali.
Con l’avanzare dell’età la somministrazione di un sonnifero dev’essere valutata con particolare attenzione.
Le persone anziane, infatti, spesso assumono già dei medicinali: per prima cosa bisogna quindi considerare se può esserci interazione fra il farmaco/i farmaci che si stanno prendendo e il sonnifero.
In secondo luogo, va tenuto presente che l’organismo di un anziano fa più fatica e ha bisogno di più tempo per smaltire i farmaci, sonniferi compresi. Il rischio che insorgano effetti collaterali è maggiore in una persona di una certa età, rispetto ad una persona giovane.
Per tutti questi motivi, solitamente un medico tende a prescrivere un sonnifero ad un anziano solo se lo ritiene davvero indispensabile.
In gravidanza e anche nel periodo dell’allattamento sarebbe meglio evitare di prendere sonniferi (a meno che il problema dell’insonnia sia molto grave e il medico ritenga quindi opportuno prescrivere un farmaco per dormire).
I migliori sonniferi naturali sono quelli realizzati con estratti di piante (o sostanze naturali di altro genere) dalle note e provate capacità rilassanti e sedative.
Naturalmente l’efficacia di un sonnifero naturale è inferiore rispetto a quella di un sonnifero chimico, ma in compenso il rischio che insorgano effetti collaterali è minore.
Fra i sonniferi naturali più efficaci, segnaliamo quelli a base di valeriana, camomilla, passiflora, luppolo, melissa, biancospino, triptofano e teanina. In alcuni casi può essere utile anche ricorrere alla melatonina.
I sonniferi naturali sono un’ottima soluzione quando il problema dell’insonnia si manifesta in modo leggero: in una situazione di questo tipo ricorrere ad un sonnifero chimico sarebbe del tutto inappropriato.
Si parla tanto degli effetti portentosi della melatonina nel favorire il sonno, ma non ci sono ancora evidenze scientifiche al riguardo. Tuttavia diverse persone con problemi di insonnia sembrano aver tratto giovamento dall’assunzione di integratori di melatonina, visto che comunque si tratta di un ormone coinvolto nella regolazione del ritmo sonno-veglia. Più nello specifico, la melatonina sembra essere particolarmente consigliata nei casi di insonnia legati a differenze di fuso orario (il cosiddetto “jet-lag”).
Diverse aziende mettono in vendita sonniferi naturali, proponendoli sotto varie forme (gocce, pillole, integratori). Per essere sicuri di acquistare un buon prodotto è bene affidarsi a brand conosciuti in questo settore. Ad esempio, sono da tenere presenti marchi come Erbecedario, Dr Pierpaoli, Vita World, Valdispert, Zenement, Salugea.
Non c’è molta differenza dal punto di vista dell’efficacia. Si può quindi scegliere un sonnifero in pillole piuttosto che uno in gocce semplicemente basandosi sulle proprie preferenze personali, optando per la modalità di assunzione che si ritiene più comoda e pratica.