In moltissimi casi, in tutti questi ultimi anni nel corso dei quali il loro tipo di uso è andato in crescendo, così come del resto per fortuna anche la fiducia dei cittadini nei loro confronti, i cosiddetti sonniferi sono diventati quasi una sorta di compagni di viaggio attorno a cui si è scemata, e in molti casi anche del tutto spenta, quella pericolosa aura di negatività e scetticismo del passato.
Oggi i sonniferi sono largamente usati e per un semplice motivo: sono sicuri, sono funzionali, e non fanno correre tutti quei rischi per la salute che, invece, un tempo, si diceva procurassero.
Ma in effetti, cosa sono e come agiscono i sonniferi? Ecco una analisi particolare sul tipo di operazioni che essi realizzano nel paziente.
Cosa sono e come agiscono i sonniferi
Dunque cosa sono e come agiscono i sonniferi, a cosa serve un sonnifero e quando è utile e quando è invece doveroso assumerlo? Andiamo con ordine, provando a rispondere a tutte queste domande.
In primo luogo, quello che possiamo e dobbiamo dire in una battuta iniziale e esplicativa in sintesi del loro uso, possiamo dire che i sonniferi
sono dei farmaci che vengono prescritti ed usati per alcuni specifici casi di disturbo del sonno ed insonnia, che può essere transitoria o cronica, e anche per tutta una serie di problematiche relative alla ansia, allo stress e ad altri disturbi che potremmo definire collaterali o che, per meglio dire, sono interconnessi alla stessa insonnia.
Abbiamo detto, anzi scritto, subito, una delle paroline magiche attorno alle quali l’intero universo dei sonniferi si manifesta e sviluppa. Ovvero la parole prescrizione. In fatti, in un mondo e in un mercato, come è a tutti gli effetti quello della medicina e della farmacologia, nel quale non è spesso frequente trovarsi di fronte alla possibilità di comprare un medicina senza la precisa indicazione e ricetta del medico, ancora di più questa principale regola omnia non può non valere per un farmaco potente, e per definizione invasivo come il sonnifero.
Perché? Semplice. Il sonnifero, infatti
per definizione va a produrre una alterazione di alcune elaborazioni di ricezione nel sistema nervoso centrale che, altrimenti, in condizioni tra virgolette normali, ma sarebbe meglio e più corretto dire ordinarie, si andrebbero a creare e scatenare in modo automatico, naturale per definizione. In un contesto nel quale la insonnia può essere generata e alimentata poi da tutta una serie di fattori e di problematiche varie e vaste, che hanno spesso a che vedere con lo stress e l’ansia, con il tipo di vita che si conduce, con abitudini alimentari, affettive, lavorative, familiari o con tutta una ulteriore vasta gamma di problematiche relative alla sfera sentimentale e percettiva del soggetto, andare a capire la ragione per cui si soffre di un disturbo del sonno è di per sè una battaglia spesso piuttosto ostica.
Di conseguenza, se ci immaginiamo un quadro nel quale un soggetto, pur dopo aver passato diversi step, di cui parleremo dopo nel dettaglio, non ha dimostrato di poter trovare giovamento in altre forme rispetto alla sua insonnia o disturbo del sonno, è normale immaginarsi che il farmaco sonnifero vada indicato con una doverosa e coscienziosa tabella di marcia per andare a risolvere il problema.
Di conseguenza, in estrema sintesi, non si possono assumere sonniferi senza un percorso medico e terapeutico ben delineato e deve sempre essere lo specialista e il medico a indicare quando, come, se e in che entità assumere il farmaco.
Cosa fa in realtà il sonnifero e come fa preso
Volendo dire in due parole che cosa fa davvero il sonnifero nel corpo umano, potremmo sintetizzarla così: ci sono dei ricettori, nel corpo umano e nello specifico nel sistema nervoso centrale, come per esempio i Gaba, che producono tutta una serie di ‘meccanismi’ naturali, diciamo così, tramite cui il corpo stesso in automatico produce naturalmente delle sostanze che interagiscono a livello neuronale e nel nostro cervello in modo da indurre il sonno, e prima ancora la rilassatezza, la calma da cui dipende poi anche la qualità del sonno.
Niente di più normale e naturale. Ovvio. Se non che,
a volte, e purtroppo ormai in questa frenetica società contemporanea molte volte, le persone finiscono per non riuscire a farlo da sole: finiscono per dormire male, agitate, o per svegliarsi più volte, e per fare micro sonni disturbati, oppure non riescono proprio a dormire. E questa tendenza, assieme a tante altre, sempre più soggettive, può manifestarsi come temporanea, estemporanea e transitoria oppure più che altro può divenire abituale, se non quotidiana, e in diversi casi cronica.
Da cosa può dipendere? Molto spesso, da situazioni colleterali o congenite. Il paziente, o meglio, quello che diventerà poi un paziente, inizia a dormire poco, male o per niente a causa di una forte situazione di stress e ansia o per via della sua spiccata emotività, per la presenza di un qualche problema di natura personale, affettiva, emotiva, familiare o lavorativa, o magari per dei pregressi relativi a più o meno grandi e più o meno accentuati altri disturbi.
Sovente ci si trova di fronte a persone che convivono con stati di ansia o con realtà quotidiane che decisamente rendono il sonno un problema come effetto di tutto lo stress e i problemi accumulati. In altri casi, invece, il soggetto ha dei problemi relativi al sonno a causa di disturbi fisici vale a dire cioè altre patologie particolari che non permettono alla persona, nello specifico, di prendere sonno.
In questi e in tanti altri casi, spetta al medico indicare il tipo di percorso terapeutico attorno a cui costruire la risoluzione del problema.
Spesso, in molti casi, il ricordo ai farmaci è tardivo perchè si prova a risolvere il problema in altra forma. Esistono tante soluzioni naturali da dover essere proposte in primis, per poi passare ai farmaci.
Va tuttavia anche detto che non vi è una tendenza alla prescrizione medica senza aver studiato a fondo anche le abitudini di vita e alimentari della persona, e senza aver valutato se la insonnia può dipendere da altri fattori che, a a loro volta, possono suggerire il ricorso a terapie psicologiche.
Del resto va anche chiarito che le due cose non sono distanziate ma complementari. Di norma infatti un buon tipo di indirizzo e di percorso di terapia da uno psicologo può andare a scavare a fondo sulla psiche della persona per capire quale possa essere, eventualmente, il motivo scatenante della insonnia.