I sonniferi sono ricordati da tutti come dei particolari farmaci destinati a curare la cosi detta insonnia e ormai sempre più efficaci e sicuri. Tuttavia, prima ancora di fare qualsiasi tipo di indagine nel merito, è bene chiarire un concetto.
Per poter averne dei i benefici i sonniferi vanno assunti esclusivamente sotto controllo medico.
Facciamo dunque un pò di chiarezza per provare a capire quali sono le soluzioni migliori e qual è il sonnifero giusto caso per caso.
Guida ai sonniferi: quali usare e perchè e quando
I farmaci ipnotici e ansiolitici sono per esempio di norma prescritti di frequente dai medici di tutto il pianeta per favorire il sonno in caso di insonnia occasionale o ricorrente in alcuni casi, come forma di contrasto per l’ansia acuta, sia nei cittadini affetti da disturbo d’ansia generalizzata sia in chi soffre di attacchi di panico o di depressione maggiore legata a sintomi ansiosi oppure ad insonnia.
Nel dettaglio
gli effetti tranquillanti e sedativi di molti di tali farmaci sono stati, per di più, molto usati nel tempo per favorire una riduzione della tensione del soggetto prima di andare avanti con delle pratiche diagnostiche invasive (come nel caso di una la gastroscopia o la colonscopia) e di interventi odontoiatrici o chirurgici (nel caso si parla di anestesia basale), e per gestire i sintomi di astinenza da alcool negli alcolisti cronici.
Nel dettaglio poi in questi ultimi periodi storici
Delle aggiuntive ottimali proprietà mio rilassanti di diversi sonniferi si sono rivelate molto utili nel merito della terapia del dolore, in modo specifico ad esempio per alleggerire i sintomi di disturbi dolorosi muscolo scheletrici associati a contrattura muscolare, mentre la pratica anti convulsivante è risultata fondamentale per il trattamento di alcune tipologia di epilessia e delle convulsioni febbrili dei soggetti più piccoli come i bimbi.
Tipologie di sonniferi differenti
Sono diversi e soggetti a diverse forme di utilizzo i sonniferi, anche se la loro tipologia di applicazione si può sintetizzare in un unicuum: infatti si parla sempre di farmaci a volta cruciali e in ogni caso sempre utili per la salute e il benessere di persone di ogni fasce di età.
Ma c’è sempre un ma. Perchè al pari di tutti i farmaci, infatti,
per avere il massimo beneficio dalla terapia con i farmaci sonniferi, e senza rischiare gli effetti collaterali è utile e necesario individuare con l’aiuto del medico il farmaco più adatto e assumerlo nelle dosi e nei tempi corretti, come da prescrizione, per favorire al principio attivo di agire in modo ottimale.
Che cosa sono e come agiscono i sonniferi
La domanda è cruciale. Considerata la validità di alcuni sonniferi nei confronti dei disturbi d’ansia e nella terapia dell’insonnia, si è cercato di migliorare l’attività terapeutica e di ridurre i vari ipotetici effetti collaterali andando a produrre una modifica in vario titolo alla struttura molecolare, senza interferire con il meccanismo d’azione di base.
Di fatto
diversi farmaci contro l’insonnia agiscono a livello del sistema nervoso centrale, correggendo l’attività di un neuro trasmettitore chiave per il controllo dell’umore e del sonno chiamato acido gamma–aminobutirrico, in sigla GABA.
Questo neuro trasmettitore ha un naturalissimo effetto inibitorio sui neuroni con i quali collabora. Alcuni sonniferi, legandosi agli stessi recettori delle cellule nervose a cui si lega il GABA, ne imitano l’azione, rafforzandola e favorendo effetti ansiolitici, ipnotici, e ancora sedativi, mio rilassanti, e in altri casi ancora poi anestetici e anti convulsivanti, più o meno per tempi prolungati.
Quanto è frequente l’insonnia e l’uso dei sonniferi
Quante sono oggi le persone che fanno fatica ad addormentarsi? Che soffrono di ansia e apnea notturna o che si risvegliano nel cuore della notte agitati? Soffrire di insonnia è un problema molto comune. Infatti
si stima che il 30–50% degli adulti ha esperienza almeno sporadica di difficoltà nel riposo notturno, mentre il 6-13% ha un vero e proprio disturbo del sonno. Le notti in bianco hanno dei più che chiari effetti negativi sulla qualità di vita e influiscono in tutti, sul lavoro, sulla vita sociale e su ogni altra attività diurna. A lungo andare, il sonno interrotto può favorire anche la presenza di diverse malattie. È quindi necessario affrontare il problema nel modo corretto.
Bisogna sempre rivolgersi a uno specialista, evitando il fai-da-te. E prima di tutto occorre seguire una adeguata “igiene del sonno”, Si deve, per esempio, riposare in una stanza non surriscaldata, senza fonti di rumore o luci forti. La sera non si devono bere caffè o tè, e neanche gli alcolici.
Anche l’attività fisica non è indicata nelle ore serali. È meglio fare meditazione. Un’abitudine sbagliata da contrastare è poi quella del “night eating”, gli spuntini notturni.
La terapia farmacologica consigliata
I farmaci che riducono la latenza del sonno (vale a dire il tempo impiegato per addormentarsi) e ne aumentano la durata totale sono fra i medicinali più usati nei casi di insonnia. La scelta, che viene fatta dal medico, cambia a seconda del tipo di insonnia. Una delle principali soluzioni
come spiegano diversi medici e esperti è quella di studiare un piano serio col proprio medico che conosce il quadro dei medicinali che il paziente prende per poter evitare reazioni che questi prodotti potrebbero generare quando vanno ad interagire con i farmaci pre usati.
Una delle cose poi da analizzare è
la durata d’azione. Alcune categorie di sonniferi sono classificate sulla base della loro emivita (vale a dire il periodo di tempo necessario a che la loro concentrazione massima nel sangue si dimezzi dopo l’assunzione di una dose predefinita), da cui dipende anche la durata della loro azione stessa.
In dettaglio sono stati sviluppati e sono entrati nella pratica medica dei sonniferi a lunga (emivita > 48 ore), intermedia (emivita 24-48 ore), breve (emivita <24 ore) e brevissima durata d’azione (emivita 1-7 ore).
Oltre all’emivita, a interagire sulla durata d’azione di alcuni farmaci contro l’insonnia è anche il tipo di degradazione cui va incontro la sostanza assunta dopo aver generato gli effetti desiderati.
Alcuni sonniferi, del resto sono eliminati senza lasciare traccia, mentre altri vengono scissi in composti di degradazione intermedi ancora dotati di attività ipnotica e ansiolitica che allunga gli effetti del farmaco assunto.
Come scegliere un sonnifero adatto
La durata d’azione di un sonnifero non va ad incidere appena sulla frequenza di somministrazione utile per avere gli effetti terapeutici desiderati, ma pure sullo specifico uso che se ne vuole o si può ottenere.
Per esempio,
nel momento in cui l’uso è dovuto a lottare contro un disturbo d’ansia con sintomi significativi e duraturi è preferibile scegliere un farmaco a lunga o intermedia durata d’azione, in grado di fare una copertura totale e costante dai sintomi ansiosi.
Al caso opposto come si evince, quando lo scopo è contrastare l’insonnia è meglio puntare su uno a breve durata d’azione e senza di metaboliti attivi. Infatti, in tal senso, si abbassano di parecchio gli effetti collaterali tipici dei sonniferi a più lunga emivita, quali la sensazione di stanchezza fisica e la sonnolenza il giorno dopo, le difficoltà di attenzione e di concentrazione e di memoria che possono creare per esempio dei problemi con lo studio e con le prestazioni intellettive in genere.
Gli studi fatti su sonniferi a breve emivita hanno evidenziato che, se si va ad assumere la dose indicata dal medico la sera prima di coricarsi, il sonno migliora in modo netto in termini di facilità di addormentamento, durata del sonno e minor numero di risvegli notturni, garantendo di alzarsi il giorno successivo riposati e nella possibilità di gestire tutte le solite attività quotidiane, compresa la guida dell’automobile.
Consigli e suggerimento per un uso corretto
L’uso dei farmaci contro l’insonnia e dunque dei sonniferi ha ormai raggiunto un livello di sicurezza molto confortante. Ma questo non implica che
anche il miglior farmaco contro l’insonnia possa causare pure se piccoli ma comunque degli effetti collaterali, che è bene conoscere e tenere a mente per trarre i massimi benefici dalla sua assunzione. I due principali effetti associati all’uso dei sonniferi sono l’assuefazione (o tolleranza) e la dipendenza.
L’assuefazione fa sì che, come si sa bene, il continuare a lungo del periodo di assunzione, l’azione terapeutica si riduca man mano fino a diventare inutile e irrilevante a lungo termine, salvo aumentare continuamente le dosi del farmaco.
Invece la dipendenza può creare qualche problema quando si decide di interrompere il trattamento dopo l’utilizzo continuativo, causando un fenomeno di rebound fondato da un brusco, ma transitorio, aumento dell’ansia, dell’agitazione e dell’insonnia e la presenza di altri effetti collaterali quali tremori, tachicardia e disturbi gastrici.
La natura sia dell’assuefazione e sia dell’astinenza dopo una sospensione sono legate alla durata del periodo di uso , alla potenza del tipo particolare di sonnifero e alle dosi assunte, ma anche alla sensibilità individuale nei confronti del farmaco. In relazione alla assuefazione, ad ogni buon conto, va detto che i dati più recenti ottenuti su alcuni sonniferi sembrano sfatare un po’ i timori in merito.