Ci troviamo in una fase storica, quella contemporanea, nella quale il predominio di un certo modus operandi improntato tutto intorno ad un concetto di frenesia e di corsa, alla fine dei giochi, non fa che spingersi verso una continua ascesa, ai nostri danni, di tutta una serie di problematiche di natura tanto fisica quanto psichica.
Stiamo parlando nella fattispecie di tutte quelle varie e disparate forme di ansia e di stress che finiscono per attanagliarci a forza di tutta questa carica adrenalinica, ma anche di problematiche e aspettative, di caos e disordine comportamentale da cui, sovente, non riusciamo a distaccarci.
Una delle conseguenze di questo processo è l’incedere, ai nostri danni, di problematiche a corollario come può essere la tanto nota e tanto temuta insonnia.
Insonnia, come arriva, quando e chi ne soffre
Cosa è l’insonnia, e quando arriva e come la si può riconoscere? Chi ne soffre. Potremmo dire che
in linea generale si parla di insonnia nel momento in cui andiamo a parlare di uno dei vari e differenti disturbi del sonno che ci colpiscono nel momento in cui non riusciamo ad addormentarci o non riusciamo a fare un sonno continuativo o di buona qualità che sia ad ogni buon conto sufficiente ed adeguato a poter rigenerare il nostro corpo da tutte le fatiche del giorno precedente.
Possiamo soffrire di una sorta di insonnia cronica se questa dura in modo costante e quasi senza interruzione, oppure una insonnia ciclica oppure ancora transitoria se come dicono con chiarezza le stesse parole questa forma di incapacità di dormire va avanti a fasi o è solo passeggera.
Sono tante le persone che ne soffrono, ma in linea di massima si può parlare di categorie: una in particolare fa riferimento a quella degli anziani, per i quali la mancanza di sonno mescola questioni fisiologiche a ansie di natura psicologica. Ci sono poi gli adulti in età da lavoro o di responsabilità familiare e professionale, ma non sono da escludere adolescenti e bambini, il cui quadro di crescita e di apprendimento e maturità, anzi, può passare molto spesso da fasi di ansie e insonnia.
Per chi sono consigliati i sonniferi
Sappiamo molto bene che la principale è più nota delle cure per la insonnia è quella riferita alla somministrazione ed alla assunzione di sonniferi.
I sonniferi sono dei farmaci psico attivi che vengono creati e sintetizzati in laboratorio, la cui efficienza ormai è garantita e la cui sicurezza e innocuità a grandi livelli è certa. Ovviamente si tratta di medicine non naturali, a meno che appunto non si stia parlando dei classici sonniferi naturali come la valeriana o la camomilla per fare due esempi.
Se ne deriva il concetto che di conseguenza, essendo prodotti artificiali, la possibilità di una forma di effetto collaterale, certo, non è remota, anche se ormai controllata grazie ai miglioramenti delle ricerche.
Proprio per via del fatto che si tratti di farmaci invasivi, non tutti possono assumerli. In pratica infatti
il sonnifero va ad agire all’interno del nostro sistema nervoso centrale producendo tutta una reazione meccanica andando ad interagire direttamente con i recettori del sonno come i daba che, per qualche tipo particolare di ragione, sia fisica che psicologica, non compiono il loro dovere.
In pratica, cosa succede? Che il paziente non riesce in modo naturale ad auto generarsi il senso di rilassatezza che precede il sonno, o a non realizzare l’intera operazione tale da potersi garantire una notte di sonno completa. I sonniferi fanno dunque il lavoro al nostro posto.
Proprio per questo non è possibile prescriverli a cuor leggero.
Chi può e chi non può assumerli
Chi può e chi non può assumerli dunque? In linea di massima il sonnifero è sconsigliato per donne in stato di gravidanza, bambini molto piccoli e adolescenti il cui quadro fisico o psichico non fornisca adeguati parametri di sicurezza attorno a cui edificare la scelta da parte del medico, corretta e coscienziosa, di somministrare il sonnifero.
Chi invece può assumerlo? I sonniferi sono consigliati per adulti in condizioni di salute ottimali o comunque non in presenza di condizioni di patologie, disturbi o altre forme differenti.
Sono selezionabili uomini e donne che non stiano assumendo farmaci in palese contrapposizione con il sonnifero in questione, e comunque secondo una particolare tabella di valutazione in termini di posologia e tempistica di uso.
Il sonnifero poi è prescrivibile per tutti quegli anziani che in condizioni di salute ‘ortodossa’, se così possiamo definirla, dimostrano di avere disturbi del sonno avanzati tali da non consentire loro una vita regolare, dopo un buon sonno rigeneratore.
Gli anziani sono una delle categorie più complicate nella gestione della terapia farmacologica, dal momento che una non assunzione potrebbe portare ad un inasprimento della situazione del disturbo e più il paziente non dorme e più va verso la possibile rischiosa situazione di un peggioramento delle sue condizioni generali psico fisiche.
Del resto però moltissimi anziani fanno uso di medicine per disparate ragioni, da quelle per la pressione, per il cuore, per la prostata, per la cura delle ossa e via discorrendo. Si tratta di esempi, e se ne potrebbero fare a migliaia: il punto non è stabilire in modo freddo e asettico con quali di questi farmaci il sonnifero potrebbe non andare d’accordo, ma per appunto stabilire caso per caso il da farsi e assumersi da parte del medico l’onere di capire quali sono i sostanziali problemi attorno a cui costruire una terapia funzionale.
Posologia e tempi di terapia
Posologia e tempi di terapia sono poi i due termini principali sui quali orientarsi una volta stabilita la terapia a base di sonniferi. Infatti il paziente deve essere fornito di tutti i dettagli circa la quantità di sonnifero da assumere tutti i giorni, quando e in che modalità, e nello stesso tempo deve sapere fino a quando assumerli.
Ovvio, i sonniferi non vanno presi a vita e il corpo deve abituarsi a riaddormentarsi senza prendere i sonniferi, altrimenti si andrebbe incontro ad una dipendenza da farmaci e ad una assuefazione che potrebbe portare, come spesso purtroppo succede, il paziente a necessitare di una maggior forma di dosaggio per poter continuare a dormire, dal momento che il corpo si abitua e il farmaco non fa più effetto.
